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È teoricamente possibile. Fra qualche decennio potrebbe addirittura essere fattibile: una sonda robotizzata del peso di 100 chilogrammi potrebbe essere lanciata verso il Pianeta Rosso. Niente di straordinario, ma... se ci arrivasse in tre giorni?

 

La chiave del sistema è la propulsione fotonica: photon propulsion. Padre della possibile rivoluzione è Philip Lubin, professore di fisica all’università della California, che nel 2015 ha vinto il Nasa Innovative Advanced Concepts. Il premio gli ha permesso di sviluppare il suo progetto, Directed Energy Propulsion for Interstellar Exploration (DEEP-IN), che promette ancora più che un "semplice" viaggio su Marte in tre giorni: promette le stelle in pochi anni.

Lubin parte dal fatto che i fotoni che compongono la radiazione luminosa possiedono energia: se vengono sparati da un laser, l’energia viene trasferita al bersaglio. E se questo fosse una vela, conformata in modo da poter ricevere un flusso significativo di fotoni, allora si potrebbe spingere una navicella nella direzione voluta fino a farle raggiungere velocità significative rispetto a quella della luce.

Un sistema in qualche modo simile, basato sullo stesso principio, è quello delle vele solari, che però sfruttano i fotoni della radiazione solare. Il progetto di Lubin prevede invece l’utilizzo di un potente laser da costruire a Terra o in orbita terrestre: il flusso sparato da questa sorta di cannone a fotoni potrebbe effettivamente portare una sonda fino a Marte in 3 giorni.

 

Da: Focus

Terra-Marte in tre giorni

La Terra è bombardata da radiazioni cosmiche sempre più intense

Da alcuni anni il Sole non ci protegge più dalle radiazioni cosmiche come faceva un tempo e dunque veniamo bombardati da una quantità di raggi preoccupante per chi vola e chi vive ad alta quota.

Da circa un anno i rilevatori di particelle presenti soprattutto lungo il circolo polare artico stanno registrando una notevole crescita delle radiazioni cosmiche che colpiscono il nostro pianeta. Le alte latitudini sono le migliori per registrare il fenomeno perché il campo magnetico terrestre convoglia verso il Polo Nord la radiazione cosmica. Tuttavia i Poli della Terra non sono l’unico posto dove i raggi cosmici si stanno intensificando. Una serie di palloni sonda lanciati per una simile verifica dalla California, hanno registrato un serio aumento anche a quella latitudine.

Va ricordato che i raggi cosmici provengono dalla galassia e si producono in seguito alle esplosioni di supernovae o di eventi violenti come lo scontro tra due stelle di neutroni.

Sulla Terra possono avere importanti conseguenze. Tra queste vi è la capacità di influenzare la struttura delle nuvole. Numerosi esperimenti, infatti, hanno dimostrato che l’interazione tra raggi cosmici e le nuvole producono “semi” di aggregazione delle gocce e questo fa variare l’andamento naturale delle nuvole.

Inoltre sarebbe stato dimostrato che la loro interazione con le gocce d’acqua presenti nelle nuvole può scatenare la formazione di violentissimi fulmini. Ma quel che è peggio è il fatto che - per chi vola su aerei ad alta quota, soprattutto su rotte polari - le dosi di radiazioni che raccolgono possono diventare pericolose per la salute.

Nell'immagine l'aumento dei raggi cosmici nell'ultimo anno, da un minimo di 3.8 ad un massimo di 4.4

Se negli ultimi anni la crescita è stata relativamente costante, nell’ultimo anno la quantità di radiazioni cosmiche che sono arrivate sulla Terra è aumentata del 10 per cento. Questo significa che basta un volo tra l’Europa e la costa occidentale degli Stati Uniti per ricevere una dose di radiazioni da 2 a 5 volte superiore a quella raccolta quando si fa una radiografia panoramica ai denti.

 Il problema dunque, non è da sottovalutare anche per chi abitata in montagna e per gli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionali.

SOLE AI MINIMI. Ma qual è la causa di questo aumento di radiazioni cosmiche? Possono essere due o, più probabilmente un connubio tra le due. La prima è che ci sia un reale aumento delle radiazioni che arrivano dalla galassia, ma non sembra essere la più realistica; la seconda causa, invece, è il periodo di calma dell’attività solare che di solito fa da barriera alle radiazioni cosmiche.

 

Tempeste ed eruzioni solari, infatti, provocano l'emissione di particelle e gas che creano una sorta di scudo nei confronti delle radiazioni cosmiche. Il Sole sta andando verso un minimo di attività che si ipotizza scenderà ancora di più nei prossimi anni. Il problema, dunque, va seguito con attenzione.

 

Da: Focus

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